
In Emilia-Romagna sono in netto calo le prestazioni del Servizio Sanitario Regionale. I dati si riferiscono al biennio 2011-2012 e sono stati resi noti solo al termine del 2013. Sono dati per certi aspetti sorprendenti che certificano una forte riduzione di visite ed esami ambulatoriali. Sono stati richiesti ed effettuati infatti ben 7,5 milioni di prestazioni in meno: una cifra che rischia di penalizzare pesantemente il sistema sanitario pubblico.
Le spiegazioni avanzate sono due: o la gente, a causa della crisi economica, rinuncia a farsi curare, oppure tende sempre di più a rivolgersi a strutture private. Sono calati drasticamente, tra l’altro, anche gli assegni di accompagnamento destinati alle famiglie di anziani e disabili non autosufficienti. Il taglio di 600 posti letto negli ospedali pubblici e i 28.000 ricoveri in meno confermano un trend che la Regione attribuisce ai tagli governativi e alla cosiddetta Spending Review.
Un dato che colpisce, per contrasto, è il forte incremento delle richieste di visite domiciliari (6000 in più rispetto al 2011). Inoltre nel 2012 sono stati 15.000 i pazienti che hanno beneficiato di un percorso di assistenza domiciliare alternativo al ricovero ospedaliero. Secondo il direttore dell’Assessorato alla Sanità della Regione Emilia Romagna, l’implementazione delle cure domiciliari rientra nella rosa delle scelte strategiche di miglioramento delle cure. Una scelta indispensabile per razionalizzare il servizio e far fronte alle inevitabili limitazioni imposte dalla legge alle strutture ospedaliere.
La strada di un potenziamento delle realtà di cura intermedie e domiciliari sembra quindi l’unica in grado di assicurare al cittadino servizi efficienti e moderni accanto, aggiungiamo noi, ad una convinta integrazione tra welfare pubblico e risorse strutturali e professionali, sempre più qualificate e selezionate, del cosiddetto “privato sociale”.