La notizia non è dell’altro giorno, ma ci sembra opportuno riportarla in primo piano perché i suoi contenuti sono molto interessanti per chi, come noi, si interroga sulle prospettive dell’assistenza alla persona e del welfare in generale in un mondo che cambia e sembra destinato, soprattutto, a diventare sempre più povero e “vecchio”.
Il 13 febbraio 2015, a Padova, è stata presentata la ricerca “L’eccellenza sostenibile nel nuovo welfare. Modelli di risposta top standard ai bisogni delle persone non autosufficienti”, realizzata dal Censis in collaborazione con Fondazione Generali.
Il punto di partenza è semplice e decisamente implicante: i giovani d’oggi, che formano la cosiddetta “generazione mille euro”, sono destinati a ricevere a fine carriera assegni pensionistici sempre più bassi. Il progressivo invecchiamento della popolazione italiana, poi, con le conseguenti e periodiche riforme del sistema pensionistico, non fa che amplificare quello che sembra inevitabilmente destinato a diventare un problema sociale esplosivo: i giovani che lavorano (e come sappiamo bene la percentuale di disoccupati under 30 è a livelli pressoché insopportabili) sono sottopagati e di conseguenza sono esigui i loro contributi previdenziali (che in un sistema virtuoso servono a pagare le pensioni degli anziani); contemporaneamente, gli anziani sono sempre più numerosi, la loro aspettativa di vita aumenta e ciò si traduce in una sorta di drammatica formula matematica che dà il senso della complessità della situazione: più anziani, più pensionati di lungo corso, più persone bisognose di assistenza, meno risorse disponibili.
E il problema non è certo destinato a risolversi, anzi!
Se già gli anziani di oggi faticano sempre di più a potersi permettere di pagare un assistente alla persona, o una badante, anche a fronte della diminuzione degli assegni di accompagnamento erogati dall’Inps, che cosa sarà dei giovani d’oggi quando diventeranno anziani, avranno bisogno di assistenza e potranno contare su pensioni da fame?
Occorre partire da questo semplice dato per provare a immaginare un futuro in cui si possa ancora parlare di Welfare e forme di solidarietà e assistenza compatibili con condizioni economiche decisamente difficili. Se non si riflette seriamente su questo dato, il rischio è di doversi semplicemente rassegnare a vedere i vecchi segregati in case di riposo più simili a lager che a strutture assistenziali e a disperdere così il loro prezioso patrimonio di esperienza e saggezza.
Sono temi che vedono noi di Synesis impegnati in prima linea, per cercare di favorire lo sviluppo di soluzioni flessibili e coerenti con un quadro sociale totalmente cambiato in questi ultimi anni, dopo una crisi economica che sta radicalmente modificando tutti i parametri di riferimento.
Tra le proposte presentate dal Censis ci piace evidenziare soprattutto l’invito a progettare residenze per anziani che non siano solo parcheggi, ma che possano invece essere vere e proprie case attrezzate e assistite da professionisti che si occupano ognuno di più anziani (in modo che anche i costi siano condivisi e sostenibili) e aperte alla società che le circonda e soprattutto ai giovani e ai giovanissimi.
Sono ormai molte infatti le strutture che, sulla scia di analoghe esperienze nordeuropee, ospitano al loro interno degli asili-nido, in cui i vecchi possano prendersi cura dei piccoli ospiti, rafforzando in questo modo quel legame intergenerazionale che è un fattore basilare e irrinunciabile di coesione sociale. E, aggiungiamo noi, di sostenibilità economica.
Fonte: https://www.censis.it/7?shadow_comunicato_stampa=121003
