
La difficoltà di orientarsi e di scegliere la struttura adeguata e le lunghe liste d’attesa sono gli ostacoli maggiori cui deve far fronte la famiglia di un anziano bisognoso di assistenza e non più totalmente autosufficiente. È un problema che riguarda sempre più da vicino un numero crescere di anziani e di famiglie: il progressivo invecchiamento della popolazione fa sì che aumentino costantemente le persone che hanno bisogno non solo di cure sanitarie, ma anche di assistenza diretta, perché, a causa dell’età, di disabilità o di malattie cronico-degenerative, non più capaci di lavarsi, vestirsi, fare la spesa o mangiare da soli.
Se l’assistenza domestica non è possibile, la persona può essere accolta nelle Residenze Sanitarie Assistenziali. Secondo il “Rapporto Sanità 2015”, curato dal CREA (Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) dell’Università Tor Vergata di Roma, che sarà presentato il 29 ottobre, a causa della frammentarietà dei dati disponibili, della disomogeneità delle strutture (alcune per esempio ospitano sia anziani, sia minori) e della loro distribuzione diseguale sul territorio (al nord le RSA sono più numerose rispetto al Sud e la loro attività è più integrata con le reti di assistenza domiciliare e con il servizio pubblico), non è però possibile valutare l’efficacia e l’efficienza del livello assistenziale. Ciò che emerge senza incertezze è comunque il progressivo aumento di strutture private rispetto a quelle pubbliche.
Si tratta sicuramente di un quadro in evoluzione costante, influenzato tra l’altro anche dagli effetti di una crisi economica che sta mettendo a dura prova la resistenza delle famiglie nel loro ruolo di “ammortizzatore sociale naturale”.
Quello che è certo è che il futuro i porrà davanti, volenti o nolenti, a problemi assistenziali improcrastinabili e a alla necessità di una risposta efficiente, flessibile ed economicamente sostenibile basata sempre di più sull’integrazione e sulla sinergia tra pubblico e privato, tra assistenza domiciliare e accoglienza in strutture dedicate e specializzate. Ed è altrettanto certo che serviranno, da parte degli operatori, capacità e competenze professionali sempre più elevate, basate su percorsi formativi aggiornati e qualificati.
(fonte: corriere.it )